Crudo o cotto

crudo, Crudo o cotto

Al di là delle recenti mode, della new-age philosophy, e di qualsiasi riferimento a stili di vita alternativi, ciò che ingeriamo ha subìto e subisce continuamente cambiamenti.

L’essere umano nel corso dell’evoluzione ha letteralmente rivoluzionato il proprio modo di mangiare,  senza voler entrare nel merito della qualità dei cibi.

Il cibo cotto è qualcosa che l’uomo ha introdotto nel corso del tempo, quando ha cominciato a perdere la sua natura tendenzialmente crudista, che lo spingeva o meglio obbligava a sfamarsi con ciò che di vegetale offriva madre natura. Rari erano i momenti di caccia dove poteva nutrirsi con proteine animali.

Certo è che cuocere il cibo ha fatto in modo di rendere più gradevoli i cibi, più appetibili,   più digeribili, almeno apparentemente.

Ebbene sì, apparentemente, infatti, sebbene l’uomo faccia cuocere i suoi alimenti da alcune decine di migliaia d’anni (mentre per milioni d’anni è stato “crudista”) non ha sviluppato altresì alcun adattamento anatomofisiologico all’alimento cotto, che continua ad essere rifiutato dall’organismo mediante l’azione di rigetto detta “leucocitosi digestiva” (cioè iper-produzione di globuli bianchi e risposta infiammatoria).

I peggiori protagonisti in tal senso sono cibi riscaldati, alimenti trasformati, raffinati (come farina bianca o riso bianco), o omogeneizzati, o pastorizzati, o conservati (sostanze chimiche aggiunte al cibo per ritardare il deterioramento o per migliorare il gusto o la consistenza.)

Se ne è cominciato a parlare con il medico italiano C. Lusignani, dell’Università di Parma, nel 1924 che aveva pubblicato un prezioso lavoro sulla leucocitosi digestiva,ma è  KOUCHAKOFF nel 1936 che espone un lavoro ben dettagliato con annesso piano alimentare.

L’uomo è l’unico animale che sottoponga a cottura i propri cibi, depauperando così il suo capitale energetico (la leucocitosi richiede un elevato dispendio di vitalità) e obbligando il corpo ad un doppio sforzo per trasformare in materia vivente ciò che lui stesso ha distrutto attraverso l’elevata temperatura.

“Vivi” sono gli alimenti crudi, che conservano intatti “fattori vitali”: vitamine, proteine, sali minerali, enzimi, ormoni, essenze volatili, antiossidanti naturali, ecc.
Le proteine, ad esempio, in seguito a cottura, hanno un decadimento del loro valore biologico e possono essere denaturate o perdere parte degli amminoacidi essenziali che le costituiscono.
Il verde della maggior parte dei vegetali edibili, la clorofilla (linfa vitale delle piante verdi) è utilissima nell’organismo umano ai fini preventivi delle patologie anche di quelle neoplastiche (si pensi all’acqua vegetale);  in cottura subisce invece la degradazione a feofitina, di colore bruniccio, assolutamente inutilizzabile dall’organismo.

Per preservare le sostanze nutritive ma soprattutto per aiutare il nostro organismo a prevenire la leucocitosi digestiva o per limitarne i danni è importante assumere prima di ogni pasto un piccolo quantitativo di cibo vegetale “vivo” (qualche foglia di insalata, una carota, un finocchio, anche una mela) non eccessivamente condito, in modo da preparare il nostro organismo al pasto che verrà e ai non-self che saranno ingeriti.
“LE INDICAZIONI CONTENUTE IN QUESTO SITO NON DEVONO IN ALCUN MODO SOSTITUIRE IL RAPPORTO CON IL MEDICO. E’ PERTANTO OPPORTUNO CONSULTARE SEMPRE IL PROPRIO MEDICO CURANTE E/O LO SPECIALISTA”

BIBLIOGRAFIA O SITI INTERNET

– http://www.enochdebus.com/leukocytosis-and-cooked-food/

– Nuove leggi dell’alimentazione umana basate sulla leucocitosi digestiva di P. (Lavoro presentato all’assemblea del 2 dicembre 1936)

– Dr. Paul Kouchakoff “The Influence of Food Cooking on the Blood Formula of Man” of the Institute of Clinical Chemistry, Lausanne, Switzerland, Proceedings: First International Congress of Microbiology, Paris 1930.

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