L’altra faccia dell’olio di cocco

L'altra faccia dell'olio di cocco, L’altra faccia dell’olio di cocco

Immagina di guardare una macchina dall’alto, in sezione: il motore con le sue parti, i serbatoi, tutti i suoi cavi, il vano con i sediolini, il volante, il cambio delle marce, il portabagagli, e sotto le ruote, gli assi.

Nessuno di quei pezzi ha una vita propria e tutti funzionano all’unisono per far andare la macchina al meglio.

Ecco.

Il corpo umano è una macchina quasi perfetta e se un solo bullone è leggermente svitato o poco oleato non funziona tutto il sistema.

Per cui non ci sono parti del corpo da poter trascurare, non ci sono parti meno nobili di altre, il corretto stato di salute dipende dalla totalità.

Tra gli “organi” che vanno considerati alla base dell’equilibrio dello stato di salute, uno di questi è la bocca o per meglio dire il cavo orale, compreso lingua, denti, mucose e gengive.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, i repentini cambi di stile di vita che hanno portato alla maggiore disponibilità dei cibi ricchi di zuccheri e al consumo di alcol e tabacco, sono all’origine di molti problemi di salute cronici.

Le patologie del cavo orale sono varie e spaziano dalle carie alle gengiviti, alle parodontiti, alle infezioni, fino al cancro alla bocca.

È importante sottolineare che le malattie del cavo orale spesso sono la conseguenza (o anche la causa) di malattie cardiovascolari, diabete, malattie polmonari croniche e patologie tumorali.

Spazzolare i denti almeno tre volte al giorno, utilizzare un buon collutorio per gli sciacqui e i gargarismi, recarsi dallo specialista almeno una volta all’anno e non trascurare l’igiene sono elementi alla base della prevenzione.

Eppure, esistono dei metodi che affondano le proprie radici in tempi antichi, quelli in cui si sviluppava la medicina ayurvedica.

Uno di questi metodi per la tutela del cavo orale è l’oil pulling, ovvero utilizzare un olio vegetale vergine per il “lavaggio” del cavo orale.

Come dovrebbe essere fatto?

Si prende un cucchiaio colmo di olio e si tiene in bocca dai 5 ai 20 minuti passandolo da guancia a guancia.

Si consiglia di fare questa procedura a stomaco vuoto e di primo mattino perché il gusto dell’olio potrebbe non essere gradevole e quindi portare a nausea e vomito.

È un procedimento a base di prodotti naturali e quindi adatto a tutti, anche ai bambini di età superiore ai cinque anni.

È importante che il bambino sia compliante perché il procedimento dell’oil pulling prevede che l’olio venga fatto girare in bocca e fatto passare tra i denti toccando tutte le mucose, senza essere ingerito.

Capire se la procedura sta funzionando è semplice, basta notare la colorazione dell’olio: se è diventato biancastro, il procedimento è andato a buon fine e si può liberare e risciacquare con acqua il cavo orale (attenzione: l’olio utilizzato non deve essere smaltito nel lavandino, ma raccolto su carta e cestinato come qualsiasi altro olio, rispettiamo la salute anche del nostro Pianeta).

Gli oli consigliati per svolgere questa tecnica sono, di solito, di sesamo o di girasole, la letteratura ci consiglia anche l’olio di cocco, più economico, facilmente reperibile e alla portata di tutte le case.

Inoltre, sono numerose le teorie sul meccanismo d’azione dell’olio di cocco:

  • gli antiossidanti generati danneggerebbero la parete cellulare dei microrganismi che verrebbero poi uccisi;
  • il film oleoso generato durante il trattamento proteggerebbe sia i denti che le gengive;
  • l’olio di cocco contiene acido laurico che ridurrebbe l’adesione e l’accumulo della placca, svolgendo quindi un’azione pulente;

altre proprietà sono associate all’olio di cocco: antibatteriche, antivirali e antimicotiche sono le principali; comunque, è stato menzionato anche un effetto antiossidante e cardioprotettivo.

Grazie alle suddette proprietà medicinali, insieme a quelle nutrizionali, l’olio di cocco è stato utilizzato in diversi campi, da quello nutrizionale a quello cosmetico e anche da quello medico.

Se lo cerchiamo sugli scaffali del supermercato non aspettiamoci la classica bottiglia di olio liquido: l’olio di cocco fino a 24-26°C è solido, per cui viene conservato in contenitori di vetro in forma dura, anche sotto il nome di burro di cocco.

Fonti:

https://www.epicentro.iss.it/cavo_orale/

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32961569/

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32923724/

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5198813/?report=reader

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7535963/

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