I VACCINI: LA “MEMORIA” CHE CI DIFENDE DALLE INFEZIONI

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Fin dall’antichità si era osservato che sopravvivere ad una malattia significava quasi sempre non riammalarsi della stessa. Nell’antica Grecia, nel periodo dell’epidemia di vaiolo del 429 a.C., lo storico Tucidide aveva osservato che coloro che riuscivano a sopravvivere diventavano poi immuni alla malattia o comunque alle sue manifestazioni più gravi. 

Un punto di svolta nel campo dei vaccini si ha nel 1796 con Edward Jenner, medico britannico. Egli osservò che le mungitrici che contraevano il vaiolo bovino, riuscivano a guarire diventando a loro volta immuni al vaiolo umano. Provò, quindi, ad iniettare il materiale purulento, prelevato dalle pustole di un bovino malato di vaiolo, in un bambino. Dopo qualche mese, il bambino venne nuovamente inoculato, ma questa volta con vaiolo umano. Come ci si aspettava, la malattia non si sviluppò. Jenner non era in grado di spiegare quale fosse il meccanismo di immunizzazione, ma intuì che qualcosa nel corpo di quel bambino era cambiato e lo proteggeva dal contagio. 

Il termine “inoculazione” fu ben presto sostituito dal termine “vaccino” (da “vaccinae”, della mucca) per indicare il vaiolo bovino. Fu il primo vaccino efficace mai sviluppato prima.

Questo tipo di vaccinazione fu poi introdotta in Italia da Luigi Sacco, primario dell’Ospedale Maggiore di Milano, e fu resa obbligatoria per tutti i nuovi nati dal 1888. Nel 1981in Italia l’obbligo fu abolito dall‘OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), in quanto il vaiolo fu considerato completamente debellato. 

Dall’incredibile scoperta di Jenner, gli scienziati estesero la vaccinazione anche ad altre malattie.

Quali sono i cambiamenti e i meccanismi che proteggono dal contagio?

Il sistema immunitario rappresenta una rete complessa di identificazione, reazione e difesa del nostro organismo da parte di agenti chimici, fisici e biologici (batteri e virus).

Esistono due tipi di immunità: 

  • innata (o aspecifica): presente sin dalla nascita, che agisce rapidamente (minuti od ore) contro qualsiasi agente esterno; 
  • acquisita (o specifica), che si sviluppa più lentamente (nell’arco di alcuni giorni) in seguito al primo contatto col patogeno. Conserva “memoria”, in modo da agire più rapidamente nell’eventualità di una seconda esposizione.

L’immunità acquisita si serve di:

  • un sistema di riconoscimento, gli antigeni, le quali sono molecole (proteine o polisaccaridi) in grado di essere riconosciute dal sistema immunitario come estranee o potenzialmente pericolose; 
  • una risposta immunitaria adattativa, effettuata dai linfociti B, che producono gli anticorpi, e dai linfociti T.

Alcuni linfociti B e T (detti linfociti memoria) conservano quella che è definita “memoria immunitaria”. Sono capaci di sopravvivere anche per tutta la vita dell’organismo, continuando a vagare in cerca dell’antigene. Nel caso tali cellule scovino un antigene specifico una seconda volta, la risposta immunitaria (definita ora secondaria) è estremamente più rapida.

Cos’è un vaccino?

Il vaccino è un preparato, somministrato per via parenterale o orale, il quale è in grado di innescare una risposta immunitaria nell’organismo, senza farlo ammalare. 

In base alle modalità con cui viene preparato, possiamo distinguere principalmente tre gruppi: 

  • Vaccini vivi-attenuati: costituiti da microrganismi completi, ai quali però è stato eliminato o attenuato il potere patogeno, in modo da provocare nel soggetto una reazione infiammatoria e non la malattia;
  • Vaccini inattivati: costituiti da microrganismi disattivati o tossine patogene disattivate, incapaci cioè di determinare la malattia. 
  • Vaccini con antigeni sintetici

Elemento in comune a tutte queste tipologie, è la presenza della componente antigenica, fondamentale per il riconoscimento da parte del sistema immunitario.

Un aspetto molto importante è il cosiddetto fenomeno dell’“immunità di gregge”. Secondo questo principio, quanto maggiore è la percentuale di individui che sono resistenti (almeno il 95%), minore è la probabilità che un individuo entri in contatto con l’agente patogeno. 

Non vaccinarsi può contribuire, dunque, all’insorgere di nuove epidemie.

BIBLIOGRAFIA:

  • Abdul K. Abbas, Andrew H. Lichtman e Shiv Pillai, Cellular and Molecular Immunology, 7ª ed., Milano, Elsevier, 2012.
  • Kenneth Murphy, Janeway’s Immunobiology, Garland Science, 8th edition, 2012.
  • Thomas J. Kindt, Richard A. Goldsby, Barbara A. Osborne, Kuby Immunologia, UTET, III edizione, 2007.
  • David Male, Jonathan Brostoff, David Roth, Ivan Roitt, Immunologia, Milano, Elsevier, VII edizione, 2007.
  • Salvatore Barbuti, Igiene, medicina preventiva, sanità pubblica, Edises, 2014.
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2 commenti:

  1. Bellissimo lavoro,bravo continua cosi!!

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