L’alimentazione è connessa alla vita emotiva

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L’alimentazione è connessa con la vita emotiva.

Dietro ai sapori, agli odori, si nascondono tantissimi significati; dietro al gusto di sedere a tavola, ma anche di stare dietro ai fornelli, esiste una trama fitta di simboli e linguaggi che costituiscono il variegato panorama della scienza culinaria. Il nostro corpo, la nostra psicologia, l’educazione la cultura, l’ambiente, la storia, sono elementi fondamentali per ripercorrere e capire l’itinerario del piacere, poiché condizionano non solo la preparazione e la presentazione del cibo, ma anche la percezione visiva, olfattiva e la scelta di alcuni sapori al posto di altri. Esistono poi elementi spesso ignorati ma non meno importanti quali il desiderio,la creatività, la voglia, l’immaginazione che trasformano i cibi, in un vero e proprio linguaggio. Chi ama cucinare generalmente scopre, ricerca, studia, fa esperienza, agisce secondo le sue conoscenze, i suoi retaggi e cerca, grazie alla fantasia, di creare per assecondare la necessità di comunicare stati d’animo e passioni. Non dovremmo scandalizzarci, dunque, quando sentiamo definire la culinaria un’arte. (1)
Il nutrirsi, il mangiare e, di conseguenza, il cibo risultano indissolubilmente connessi con l’emozione e molto spesso sono influenzati da determinate situazioni emotive. Da numerosi studi scientifici è emersa e si è sempre più confermata negli ultimi anni, la stretta interconnessione tra cibo e mente, laddove il primo può influenzare l’altra e viceversa.

Un aspetto importante del cibo, è dunque quello di avere il potere di modificare il nostro stato, sia da un punto di vista elettrochimico, sia da un punto di vista emotivo. Esistono infatti dei cibi che ci accompagnano durante la nostra vita ed ai quali diamo significati emotivi.
Il collegamento tra cibo e dinamiche psico-emozionali si esplica anche in corrispondenza di pensieri e segnali sensoriali come profumi, immagini, etc., che attivano la salivazione (la famosa “acquolina in bocca”), la sensazione di fame e l’apparato gastrointestinale. Il dolce preferito di quando eravamo bambini, la pietanza preparata da una figura importante per noi ,la merenda che condividevamo con un nostro amico…
Il cibo ci accompagna in tantissime situazioni emotive della nostra vita e contiene dei significati importanti su cui noi costruiamo parte della nostra storia. Mentre però gli affetti, gli amici, le situazioni della nostra vita cambiano, si evolvono, mutano, il cibo rimane sempre uguale e grazie al legame mnemonico ed affettivo creato nel nostro passato, rimane un buon metodo per rievocare le sensazioni piacevoli che erano legate ad esso.

Marcel Proust, autore di inizio 900, racconta in un brano della sua opera “Alla ricerca del tempo perduto” l’esatto momento in cui lui, assaggiando una Madeleine rivive emozioni dimenticate da tempo. Questa sua opera vuole proprio dimostrare come si può recuperare il tempo e le emozioni passate che non si possono rivivere soltanto pensandoci, deve esserci un qualcosa che ci riporta a quel momento; quel sapore lo riporta a quand’era fanciullo e la zia lo invitava a bere il tè, dandogli sempre una Madeleine. Dunque il cibo può assumere diversi significati in relazione all’ambiente che ci circonda, allo stato d’animo, alla situazione in cui si vive, al vissuto personale e ai ricordi, alle tradizioni, alla cultura.

Il cibo non è soltanto ciò che calma la sensazione di fame e che contemporaneamente consente un piacere orale e fisico che soddisfa l’odorato o il gusto, ma, ulteriori peculiarità fanno del cibo uno stimolo tale da coinvolgere altri sensi quali la vista e il tatto. Così, mentre i ricordi o le persone possono essere fonte di emozioni negative, di frustrazioni, il cibo è in grado di offrire un’apparente conforto, disinteressato e assolutamente privo di frustrazioni, almeno nell’immediato. Ecco dunque come l’assunzione di cibo assume significati totalmente opposti ai bisogni nutrizionali, ma serve per colmare necessità prettamente emotive. Mangiamo dunque per modulare i nostri stati emotivi spiacevoli per tentare di placarli, colmarli, modificarli, attraverso sensazioni piacevoli derivanti dal cibo; si parla infatti di comfort food, cibo confortevole, di cibo che rassicura…..

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