GLI INCENDI E L’AUSTRALIA: UN RAPPORTO DI BEN…50000 ANNI!

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Sembra incredibile ma è davvero così: l’Australia, da quando arrivarono gli Aborigeni, circa 50000 anni fa, è sempre stata soggetta agli incendi, in particolare quelli controllati, anche a scopo di caccia da parte degli Aborigeni. Può suonare strano che gli incendi possano avere un effetto positivo oltre che benefico a livello ecologico, soprattutto in questi tempi in cui l’Australia è letteralmente devastata da diversi e immensi incendi non controllati e che hanno già prodotto enormi danni, sia agli esseri umani che alla natura, con la perdita di oltre 500 milioni di esseri viventi, sia animali che vegetali, oltre che aver devastato diversi habitat che difficilmente saranno recuperabili nel giro di poco tempo. Ma, per chi opera nella gestione della flora e della fauna oltre che dalle conoscenze millenarie degli Aborigeni, gli incendi controllati sono fondamentali soprattutto in materia di prevenzione dagli incendi scatenati da eventi naturali.

Nella mia tesi triennale, affascinato dalla realtà australiana, ho affrontato questa interessante tematica, che univa ecologia ed etnozoologia dal titolo: “L’uso del fuoco nella caccia di sussistenza degli Aborigeni australiani”.

Ma andiamo con ordine: innanzitutto un breve cenno sugli Aborigeni, dopodiché si analizzerà come essi sfruttavano, e sfruttavo ancora tutt’oggi in diverse aree remote dell’Australia, gli incendi controllati per i loro scopi.

GLI ABORIGENI AUSTRALIANI

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Fig. 1. Con il cerchio sono indicate, rispettivamente, le piattaforme della Sunda e del Sahul. Le frecce rosse indicano le migrazioni dall’Indocina verso l’Australia.

Essi, in particolare i primi colonizzatori, erano popoli del sud-est asiatico che, circa 50000 anni fa, migrarono dall’Indocina verso l’Australia agevolati dalle regressioni marine che hanno innalzato sia la piattaforma della Sunda che del Sahul e abbassato i fondali marini a massimo di 100 metri: in particolare, il Sahul univa il nord dell’Australia con la Papua Nuova Guinea, mentre la Sunda univa le isole di Giava, Borneo e Sumatra con l’Indocina e i due lembi di terra erano separati dalle isole della Sonda e di Sulawesi (fig.1). In questo particolare scenario geologico del Quaternario, le migrazioni vennero agevolate sia via terra che via mare con le canoe. Oggi, si stima che le prime migrazioni possano essere avvenute anche prima di 50000 anni fa.

Il Quaternario, periodo geologico che va da più di 2 milioni di anni fa ai giorni nostri, suddiviso a sua volta in Pleistocene (da poco più 2 milioni di anni fa a circa 11000 anni fa) e in Olocene (da circa 11000 anni fa a oggi), vede come protagonista, oltre ai vari periodi di glaciazione ed inter-glaciazione, l’uomo: in particolare, dalla sua comparsa fino alla sua completa civilizzazione, passando per le varie migrazioni tra cui quella degli Aborigeni.

Con le migrazioni, gli Aborigeni (fig. 2) non solo portarono le loro tradizioni e conoscenze orali come, ad esempio, il Dreamtime cioè il Tempo del Sogno, in cui si narra la creazione del mondo e di tutte le creature viventi, ma anche il Dingo (Canis lupus dingo, fig. 3) che, difatti, in origine era un lupo del sud-est asiatico che venne addomesticato a scopo di ausilio per la caccia.

Dalle migrazioni all’arrivo dell’uomo europeo nel 1788, gli Aborigeni erano essenzialmente dei popoli di cacciatori-raccoglitori distribuiti su tutto il continente australiano la cui popolazione è stata stimata tra i 300000 e 1000000 di individui. Oggi gli Aborigeni includono sia coloro che vivono nella terraferma che coloro che vivono nelle isole dello Stretto di Torres, un complesso di isole situato tra la Papua Nuova Guinea e la punta nord-orientale della penisola di Cape York, nel Queensland.

Dall’arrivo dell’uomo europeo in poi, la convivenza tra i nuovi arrivati e gli Aborigeni è stata quasi sempre conflittuale, dando vita a vere e proprie guerre con il risultato di aver decimato intere popolazioni aborigene. Oggi, gli Aborigeni rappresentano il 3,3% della popolazione australiana.

GLI INCENDI CONTROLLATI 

The land the English settled was not as God made it. It was as the Aborigines made it (la terra che gli Inglesi scoprirono non fu opera di Dio ma degli Aborigeni).

Questa citazione del 1975, ad opera dell’esploratore Hallam, riassume perfettamente come gli Aborigeni non solo avevano una conoscenza profonda ed intima con la loro terra, ma sapevano anche come gestirla e curarla. Difatti, già nel 18° e 19° secolo, i primi esploratori notarono che gli Aborigeni appiccavano volutamente gli incendi per i loro scopi. Per questo, già a partire dagli anni ‘90 del secolo scorso, le guardie forestali (ma anche ecologi ed antropologi) cercano di collaborare con gli Aborigeni locali sfruttando le loro conoscenze anche in materia di incendi controllati oltre che di piante officinali e di gestione della fauna/flora. Non è un caso, difatti, che nel Territorio del Nord, molte guardie forestali siano di origine aborigena e lavorino all’interno del Kakadu National Park.

Oltre a comprendere profondamente la loro terra, gli Aborigeni conoscono molto bene anche le stagioni: questa conoscenza risulta decisiva nel momento in cui si deve decidere quando appiccare volutamente un incendio o meno, anche in relazione al territorio nel quale verrà appiccato. Difatti, come nel caso delle aree desertiche e semi-desertiche dell’Australia centrale e occidentale, costituite essenzialmente da specie arbustive come ad esempio lo Spinifex (Triodia sp.), gli Aborigeni innescano volutamente gli incendi durante la stagione secca che saranno alimentati sia dalla vegetazione secca che dai venti (fasi 1-2, fig. 4).

Grazie a questi incendi controllati, sarà facile, sopratutto da parte delle donne, cacciare la micro-fauna come insetti, rettili e micro-mammiferi, poiché, oltre ad uccidere istantaneamente gran parte della selvaggina, è più facile individuare le loro tane oltre che farli uscire dalle stesse. Si può affermare, quindi, che questa sia più una raccolta che una vera e propria caccia.

Inoltre, dalla combustione degli incendi verranno prodotte delle ceneri che andranno a fertilizzare il terreno povero di nutrienti. Tale fertilizzazione favorirà, insieme alla stagione delle piogge, la ricrescita di nuova e fresca vegetazione (fasi 3-4, fig. 4).

È in questa fase che si effettuerà la caccia, sopratutto da parte degli uomini, alla macro-fauna come, ad esempio, i canguri poiché, essendo erbivori, sono attirati dai germogli freschi e, avendo conoscenza dei punti in cui appostarsi, la caccia risulterà in un agguato particolarmente proficuo e favorevole. Infine la vegetazione, dopo diversi anni, crescerà e si seccherà quindi sarà pronta ad essere bruciata nuovamente (fasi 5-6, fig. 4) e il ciclo sì ripeterà.

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Fig. 4: Ciclo riassuntivo degli incendi controllati nel contesto desertico. Courtesy of The Fire Book.

Nello specifico della raccolta e della caccia degli animali si annoverano, tra gli insetti, le larve di Farfalle (Enxdoxyla sp.) che si nutrono di radici mentre, tra i rettili, i Varani (Varanus sp.) e gli scinchi (Tiliqua sp.), figg. 5 e 6. Infine, tra i micro-mammiferi, si annoverano come specie cacciate i Bilby (Macrotis sp.) e i Mulgara (Dasycercus sp.), micro-marsupiali carnivori imparentati con i Quoll (Dasyurus sp.) e con il Diavolo della Tasmania (Sarcophilus harrisii), mentre tra i macro-mammiferi quello più ambito è il canguro rosso (Macropus rufus), fig. 7.

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Fig. 8: Volpe rossa volante, Pteropus sp.

Inoltre, il ciclo sopra descritto, viene applicato anche in altre aree dell’Australia, sia desertiche che non. Ad esempio, nel nord dell’Australia ove sono presenti anche foreste aperte, gli incendi controllati, grazie ai loro fumi, fanno asfissiare i pipistrelli nei loro rifugi arborei. In Australia, a differenza del nostro territorio, vivono le cosiddette volpi rosse volanti (fig. 8) che, a dispetto del nome e delle loro dimensioni, sono frugivore, cioè si nutrono essenzialmente di frutta.

Oltre a favorire la caccia, gli incendi controllati creano delle vere e proprie zone tagliafuoco, utili a limitare (se non arrestare) gli incendi non controllati, scatenati da eventi naturali come, ad esempio, i fulmini.

Fire-Stick Farming

Tutto quanto analizzato sopra portò l’archeologo australiano Rhys Jones a coniare, nel 1969, l’espressione Fire-Stick Farming, cioè origine ed uso del fuoco (Fire-Stick, fuoco e bastone) e foraggiamento (Farming).

In più, come fece notare l’antropologo Richard A. Gould nel 1971, il fuoco ha da sempre avuto un ruolo centrale nella vita degli Aborigeni poiché era utilizzato, non solo come sopra descritto, ma anche per la cottura dei cibi, animare cerimonie e/o rituali oltre che per riscaldarsi durante i periodi freddi e mantenere aperti praterie e sentieri.

Al rovescio della medaglia, diversi ricercatori sostengono che l’uso continuativo e costante degli incendi controllati, anziché i cambiamenti climatici, abbia portato all’estinzione della Mega-fauna australiana che, come suggerisce il nome, includeva ad esempio il vombato gigante, il varano gigante e il canguro gigante, circa 20000-30000 anni fa (fig. 9): è un tema a tutt’oggi dibattuto poiché potrebbero esserci più cause e che affronterò in un nuovo articolo.

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Fig. 9: Ricostruzione grafica della Megafauna australiana, courtesy of phys.org.

CONCLUSIONI

In generale, l’uso del fuoco controllato, con le dovute precauzioni e i dovuti accorgimenti, risulta particolarmente efficace sia in termini di gestione ambientale e/o ecologico, favorendo sia un rinnovamento che un incremento di specie animali e vegetali, che per le strategie di caccia, sia che essa venga operata dagli uomini che dalle donne. E’ uno strumento che, se usato correttamente e consultando gli Aborigeni locali, può risultare particolarmente efficace nel prevenire e contrastare gli incendi non controllati oltre che di riscoperta delle tradizioni aborigene.

Infine, tra le tante immagini che sono circolate su internet sugli incendi devastanti che stanno colpendo l’Australia, in particolare tra i social network come ad esempio Facebook, ce né una in particolare che mi ha molto colpito (fig. 10): è stata scattata da Rose Fletcher, una donna australiana del South Australia che il 31/12/2019, inquadrando il cielo, ha immortalato il contrasto tra fumi (nero in alto) il sole (al centro) e intensità agli incendi (in basso) che ha dato vita alla bandiera degli Aborigeni (fig. 11).

Sarà un caso? Ai posteri l’ardua sentenza. Di sicuro, il legame che gli Aborigeni hanno con la loro terra è davvero molto profondo!

FONTI ED APPROFONDIMENTI

Dott. Giovanni Luca Scardaci

Email: giovanni.luca.scardaci@gmail.com

PEC: giovanniluca.scardaci@biologo.onb.it

Un commento:

  1. anna di pofi

    Mi sembra meraviglioso e scritto in modo assolutamente comprensibile

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