Endometriosi: quando l’alimentazione diventa un “farmaco”

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L’endometriosi è una patologia ginecologica molto frequente nelle donne in età fertile. Nel 20-25% dei casi l’endometriosi è una patologia asintomatica e viene diagnosticata in occasione di una laparoscopia eseguita per problemi di sterilità non dipendenti da altri fattori, o di un intervento di laparotomia fatto per altre indicazioni mediche (come ad esempio fibromi). Nei restanti casi, le caratteristiche e la gravità della sintomatologia sono dovute alle reazioni del tessuto endometriale ectopico con le sollecitazioni ormonali tipiche del ciclo mestruale femminile. Conseguenze più comuni di questa malattia sono: fortissimi dolori mestruali; eccessivo sanguinamento; forte dolore addominale, anche cronico; infiammazione; pancia gonfia; stitichezza; sviluppo di tessuto cicatriziale a livello della parete intestinale; subfertilità o infertilità; sofferenza psicologica; e soprattutto dolori pelvici cronici, a volte così intensi da compromettere persino lo svolgimento delle normali attività quotidiane.

Vi è uno stretto legame tra endometriosi ed alti livelli di estrogeni che stimolano la proliferazione del tessuto endometriale. È una patologia di tipo infiammatorio e gli squilibri intestinali, come una disbiosi del microbiota, possono aggravare la sintomatologia. Inoltre, è importante mantenere un corretto peso corporeo poiché un eccesso di tessuto, o meglio, di organo adiposo porta ad un’eccessiva produzione di estrogeni che favorisce la proliferazione del tessuto endometriale.

Diversi studi hanno dimostrato che esiste una relazione tra quello che si mangia e l’endometriosi, in quanto si è riscontrato che alcuni alimenti sono in grado di stimolare e potenziare le nostre difese immunitarie per contrastare la patologia. La dieta “antiendometriosi” ha carattere sia “preventivo” che “curativo” basandosi su un regime alimentare che riduce i cibi che favoriscono l’infiammazione, puntando, invece, su quelli antinfiammatori e che diminuiscono i livelli degli estrogeni. Infatti, tramite l’alimentazione possiamo agire sull’equilibrio ormonale, controllando lo stato infiammatorio, ed agire sul miglioramento dell’equilibrio intestinale, ripristinando la flora batterica. Per tenere quanto più possibile sotto controllo l’infiammazione ed il dolore sono determinanti le nostre scelte alimentari, visto il ruolo che il cibo ha nel modulare i fenomeni infiammatori.

In primo luogo è importantissimo controllare i livelli di insulina evitando il “saliscendi”. Infatti, l’insulina è da considerarsi un fattore proinfiammatorio ed è responsabile dell’immagazzinamento degli zuccheri introdotti in eccesso sotto forma di grasso a livello del tessuto adiposo, della variazione dell’umore con percezione di stanchezza, irritabilità, tristezza, calo di energie, scarsa concentrazione e coordinazione. Per mantenere i livelli di insulina equilibrati è necessario evitare gli zuccheri semplici (zuccheri aggiunti, dolcificanti e dolci vari), preferendo invece pasta e pane integrali, i cui zuccheri si assorbono meno rapidamente favorendo un più graduale rialzo della glicemia; comporre i pasti con carboidrati e proteine in quantità equivalenti, in modo da ridurre l’indice glicemico dei primi; aumentare il consumo di fibre per nutrire correttamente la flora batterica intestinale, visto che una disbiosi può aggravare la sintomatologia; e non dovrebbero mancare, oltre ai cereali integrali, anche i legumi.

In secondo luogo è consigliato il consumo dei cereali integrali senza glutine (come quinoa, miglio, amaranto e grano saraceno), in quanto questo è in grado di irritare la mucosa intestinale già resa sensibile, e a volte danneggiata, dall’endometriosi stessa; aumentare il consumo di pesce e di frutta a guscio, alimenti ricchi di omega-3 dalle dimostrate proprietà antinfiammatorie, utilissimi nel controllare i sintomi dell’endometriosi; limitare il consumo del latte e dei suoi derivati contenenti significative concentrazioni di estrogeni; limitare l’uso di carne rossa; escludere dalla dieta i grassi idrogenati presenti in molte marche di grissini, fette biscottate, biscotti, merendine, torte, nonché popcorn, patatine e simili; e preferire il consumo di altri lipidi, come l’olio extravergine d’oliva (fonte preziosa di vitamina E) e l’olio di semi di lino a crudo, ricco di acidi grassi essenziali “buoni” che hanno proprietà antinfiammatorie.

Infine, è importantissima l’assunzione di alimenti ricchi di calcio, magnesio e vitamina D per evitare la demineralizzazione ossea indotta da alcune terapie mediche finalizzate proprio alla cura dell’endometriosi.

BIBLIOGRAFIA

Muscogiuri G. et al. (2017). Shedding new light on female fertility: the role of vitamin D. Rev Endocr Metab Disord, 18, 273-283

Halpern G. et al. (1992). Nutritional aspects related to endometriosis. Rev Assoc Med Bras (1992), 61, 519-523

Fabiana Cannella

Fabiana Cannella, biologo nutrizionista e virologa. Mi occupo da anni dello studio dei virus, in particolare il Papillomavirus , e la loro correlazione con il sistema immunitario innato. Per quell che riguarda la nutrizione, curo con particolare attenzione la nutrizione nel fitness e la ricomposizione corporea, soprattutto per quel che riguarda il pubblico femminile

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