Alimentazione ed Autismo

Alimentazione ed autismo, Alimentazione ed Autismo

Il disturbo dello spettro autistico è un disturbo dello sviluppo cerebrale relativamente comune che si manifesta in genere nei bambini di età inferiore ai due anni.

L’autismo è caratterizzato da un’ampia gamma di deficienze cerebrali funzionali centrate nell’area dell’intelligenza emotiva.

Non c’è dubbio che l’autismo sia aumentato in tutti i Paesi negli ultimi decenni, ma sorge la domanda del perché sia così e che cosa si possa fare realmente al riguardo.

Poiché si sa poco sulla causa dell’autismo, gli sforzi per rispondere a queste importanti domande causano angoscia sia per le comunità scientifica che per i pazienti e le loro famiglie che vivono ogni giorno con questo disagio.

Per quanto concerne l’aspetto nutrizionale, ciò che attualmente è chiaro è che i problemi gastrointestinali (che coinvolgono l’esofago, lo stomaco, l’intestino tenue e il colon) sono molto comuni tra i bambini con autismo.

In effetti, ricerche recenti mostrano che i problemi gastrointestinali sono più prevalenti nei bambini autistici rispetto a bambini che non presentano tale spettro, una nozione che la comunità scientifica aveva in passato considerate come piuttosto improbabile.

In particolare, uno studio pubblicato su ‘Journal of the Developmental and Behavioral Pediatrics’ nel 2006, rivelò che il 70% dei bambini autistici riscontravano piuttosto frequentemente  sintomi gastrointestinali, come feci anormali, stitichezza, vomito e dolori addominali.

Altri studi hanno evidenziato inoltre, che i bambini con autismo mostravano alti tassi di iperplasia linfonodulare (LNH), esofagite, gastrite, duodenite e colite, nonché bassi livelli di enzimi digestivi dei carboidrati a livello intestinale.

I sintomi dei problemi gastrointestinali, che vanno da lievi a gravi, possono avere un impatto importante sia sulla salute del bambino sia sul suo comportamento.

Se un bambino soffre davvero di disturbi gastrointestinali, un trattamento efficace che ne risolva i suoi sintomi a sua volta dovrebbero migliorare anche alcuni dei suoi comportamenti.

Non sappiamo esattamente perché una così grande percentuale di bambini autistici soffra di disturbi gastrointestinali, ma ci sono innumerevoli teorie in merito.

Alcuni ritengono che i bambini autistici soffrano di una sindrome da intestino permissivo (ossia aumento della permeabilità intestinale); altri pensano che sia dovuto ad uno squilibrio della microflora nel tratto gastrointestinale (in particolare, a causa della crescita eccessiva del lievito Candida albicano). Alcuni, ancora, credono che una malattia autoimmune sia da imputare come principale causa. Infine, altri ritengono che la causa sia una carenza di enzimi digestivi dei carboidrati.

Spesso i bambini che soffrono di autismo sono intolleranti a una vasta gamma di cibi e additivi alimentari e a cibi con alti contenuti di salicilati, fenoli e ossalati. 

Qualunque sia la causa, scegliere gli alimenti giusti da aggiungere e rimuovere dalla dieta di un bambino con lo spettro autistico è il primo passo per migliorare la sua salute ed il suo benessere.

A tal proposito, la ‘Dieta GFCF’ (priva di glutine e caseina) è una delle diete di base (ad eliminazione) più comune che è raccomandata per i bambini autistici.

Non è considerato una “cura” per l’autismo, ma piuttosto un mezzo per alleviare i sintomi autistici, comportamentali e gastrointestinali in questi bambini. Eliminare il glutine ​​(proteina che si trova nel grano, nella segale e nell’orzo) e la caseina (proteina contenuta nel latte) dalla loro dieta può essere molto utile.

Non dimentichiamo che gli alimenti e le sostanze che i bambini mangiano hanno un impatto diretto su ciò che accade nel loro cervello.

Queste proteine ​​sono risultate problematiche per molti bambini autistici, mangiare cibi che le contengono possono influenzare le funzioni fisiche e cognitive del loro corpo.

Eliminare quegli alimenti, invece, può aiutare i bambini a sentirsi meglio riducendo la disattenzione e l’iperattività, migliorando il linguaggio e diminuendo i disturbi digestivi e molto altro ancora.

Detto ciò, ogni bambino ha bisogno di un approccio individualizzato e gli eventuali cambiamenti nella dieta dovrebbero essere fatti in collaborazione con un pediatra o con un nutrizionista. Evitando il glutine e la caseina, si potrebbe giungere ad ottimi risultati, ma è necessario considerare sempre anche il giusto apporto di vitamine e sali minerali.

Il calcio, ad esempio, è importante per una vasta gamma di funzioni nel corpo, non solo per la densità ossea, quindi se un bambino evita i prodotti lattiero-caseari è importante assicurarsi che riesca ad avere la quantità di calcio sufficiente da altre fonti, insieme alla vitamina D che aiuta nell’assorbimento del calcio.

È necessario fare attenzione a non risolvere un problema per crearne poi un altro, come le difficoltà di crescita o il rischio di osteoperosi.

Ma quali sono i cibi che un bambino autistico può mangiare in una dieta senza glutine e caseina?

Certamente sono da privilegiare:

▪ Olio di cocco

▪ Olio d’oliva

▪ Olio di sesame

▪ Latte di riso

▪ Latte di noci

▪ Latte di cocco

▪ Riso

▪ Quinoa

▪ Amaranto

▪ Grano saraceno

▪ Miglio

▪ Tapioca

▪ Fecola di patate

▪ Mais (solo organico)

In sintesi quindi, ottime fonti di proteine per bambini con autismo possono ​​includere uova, pesce, noci, legumi, pollo e carne di alta qualità.

Buone fonti di grassi possono comprendere olio d’oliva, avocado, noci, semi, uova e olio di cocco e pesce.

Infine, per quanto invece riguarda i carboidrati, è meglio preferire cereali integrali e senza glutine. La quinoa e il riso hanno un sapore che i bambini con autismo preferiscono spesso. Ed il grano saraceno può essere una buona alternativa per dolci come i pancake.

Nel corso degli anni, innumerevoli regimi dietetici sono stati studiati per i pazienti con disturbo dello spettro autistico.

Tra le altre ricordiamo la ‘Dieta SCD’ che si basa sulla rimozione di tutti gli zuccheri e gli amidi complessi, oltre al glutine e alla caseina. Eliminando gli zuccheri e gli amidi si riducono gli effetti collaterali creati dalla crescita eccessiva di batteri e lieviti, come problemi gastrointestinali, mal di testa ed iperattività.

La Dieta SCD è stata utilizzata tantissimo dagli anni ’50 fino al 2004.
Dal 2004, invece, grazie agli studi condotti da Natasha Campbell, si è messo appunto un vero e proprio proprio protocollo terapeutico chiamato GAPS ossia Gut and Psychology Syndrome. Tale protocollo appare come una vera e propria terapia piuttosto che come una dieta.

Ma cosa introduce o elimina la dieta GAPS?
Ancora una volta va ricordato che il principio alla base della GAPS é che tutte le malattie, incluse quelle mentali, hanno origine nell’intestino e da una situazione di base chiamata disbiosi intestinale, in cui la flora batterica opportunistica è in sovrannumero rispetto a quella benefica, diminuendo cosí le difese dell’organismo contro batteri nocivi, virus e funghi.

Dunque, in questo tipo di dieta, è fondamentale eliminare tutto i cibi che in uno stato di disbiosi intestinale sono di difficile digestione e facilitano la proliferazione di questi batteri opportunistici: ossia i carboidrati disaccaridi e polisaccaridi. Ció significa che tutte le farine e i cereali non sono ammessi, inclusi quelli utilizzati nella dieta senza glutine come il riso e il mais.

Sono inoltre esclusi molti legumi e verdure amidacee, come le patate e i tuberi. Lo zucchero, la soia e in generale tutti i prodotti commerciali e raffinati non sono inoltre ammessi. É una dieta fatta di ingredienti completamente naturali e cucinati esclusivamente a casa.

I cibi tipicamente innovativi rispetto ad altre diete per l’autismo sono i brodi di carne fatti in casa e i cibi fermentati come le verdure e il pesce fermentato.

Ma anche i latticini fermentati come yogurt, kefir e panna acida (solo se fatti in casa e tollerati caso per caso).

La dieta GAPS però è concepita come dieta temporanea. La Campbell consiglia di seguirla per almeno due anni, dopo di che si puó uscire dalla GAPS seguendo un periodo di transizione in cui i cibi vietati vengono inseriti uno ad uno.

Se da un lato la dieta GAPS sembra essere la più utilizzata al momento, da pubblicazioni più recenti la dieta chetogenica sta guadagnando maggiore attenzione grazie al suo comprovato effetto benefico sulle condizioni neurologiche come l’epilessia nei bambini.

Da uno studio condotto su 45 bambini di età compresa tra 3-8 anni con diagnosi di spettro autistico dopo 6 mesi di dieta chetogenica e dieta GFCF controllata è emerso che, a livello neurologico, misure antropometriche, nonché scala di valutazione dell’autismo infantile (CARS) e scala di valutazione del trattamento dell’autismo (ATEC), essi hanno mostrato un miglioramento significativo nei punteggi ATEC e CARS. Ed inoltre, i bambini che seguivano la dieta chetogenica rispetto a quella senza glutine e caseina avevano ottenuto risultati migliori in termini di cognizione e socialità.

Ovviamente questo studio è stato condotto su un piccolo numero di pazienti e saranno necessari numerosi altri studi su vasta scala per confermare questi risultati.

Infine, non va trascurato il ruolo di alcuni micronutrienti nell’autismo.

Da anni già si conoscono i benefici dovuti alla vitamina B6 e Magnesio in bambini autistici.

Maggiore contatto visivo, minore comportamento auto-stimolante, maggiore interesse nel mondo circostante, meno capricci e più verbalità; sono solo alcuni degli aspetti evidenziati con assunzione costante di B6 e Magnesio.

In ultimo, ma non per importanza, è stato largamente dimostrato che anche gli acidi grassi Omega 3 giochino un ruolo fondamentale nei bambini autistici, come aiutare lo sviluppo e il funzionamento cerebrale.

Ruolo simile è svolto dalla vitamina C che ha diverse funzioni vitali nel corpo e contribuisce a vari percorsi metabolici. Come fattore aggiuntivo per la produzione di neurotrasmettitori, è importante per la salute cerebrale ed è inoltre conosciuta per la sua funzione antiossidante e di supporto immunitario.

La vitamina C è normalmente sicura e ben tollerata se somministrata nelle dosi consigliate e nell’ambito di una dieta bilanciata.

BIBLIOGRAFIA:

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Un commento:

  1. Giovanni Sambiase

    Bellissimo articolo!
    dott. Sambiase

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