Chi potrà salvare i celiaci dal gluten free?

celiaco, Chi potrà salvare i celiaci dal gluten free?

“Stasera pizza?”, “Domani andiamo in quel ristorante dove fanno una carbonara favolosa?”, “Che ne dite di una birra?” … Proposte del genere farebbero gola a chiunque, ma per un celiaco è tutta un’altra storia.

Di fronte alla prospettiva di quelli che normalmente dovrebbero essere allegri momenti di convivialità, il celiaco sa che, nella migliore delle ipotesi, potrà accettare l’invito soltanto se i suoi amici si accontenteranno di andare in posti dove il menu includa la pagina dei piatti senza glutine.

Gusto, relazioni sociali e praticità sono continuamente messi a dura prova nel quotidiano di una persona celiaca: è necessario stare continuamente in guardia da quelle proteine del glutine (note come gliadine), in grado di scatenare risposte autoimmuni, ad azione lesiva sulla mucosa intestinale. Ma quali sono i meccanismi responsabili di tutto ciò?

Dopo aver consumato un pasto contenente glutine, la gliadina, arrivata nel lume intestinale, subisce una modifica ad opera di un enzima noto come transglutaminasi tissutale; una volta trasformata, si lega sulla superficie di particolari cellule del tipo DQ2/8 (tipicamente presenti in un celiaco) che, riconoscendola come un agente estraneo e quindi pericoloso, innescano meccanismi di protezione. Ne deriva la produzione di anticorpi anti-gliadina, anti-transglutaminasi e anti-endomisio, nonché la morte delle cellule intestinali, cui consegue l’appiattimento della mucosa.

Alla luce di questa breve spiegazione, risulta evidente quanto sia fondamentale l’eliminazione del glutine dalla dieta del celiaco (via il glutine, via le risposte auto lesive espletate dal sistema immunitario), ad oggi l’unica strategia d’intervento adottata dopo la diagnosi della patologia. I ricercatori, tuttavia, non si sono arresi e hanno in cantiere numerosi studi, che aprono le strade a nuove tipologie di interventi terapeutici.

Primo fra tutti, merita di essere menzionato il NexVax2, un vaccino utile per il trattamento dei celiaci con gentotipo DQ2.5, il più frequente. Peptidi della gliadina vengono iniettati per via cutanea: il sistema immunitario impara a riconoscerli e tollerali, in maniera tale da avere una remissione di segni e sintomi. Gli studi in merito all’efficacia ed alla sicurezza del vaccino procedono in maniera ottimale e mantengono vive buone speranze.

Ad accendere altre luci nel buio del trattamento attuale del celiaco, vi sarebbe l’impiego delle glutenasi: enzimi che possono agire a livello gastrico, dove tagliano il glutine, rendendolo innocuo.

Si pensa anche ad interventi diretti sui grani, prima ancora che questi vengano ingeriti. La tecnica della detossificazione prevede una fermentazione prolungata degli impasti ad opera di fermenti lattici: tale attività sarebbe in grado di degradare completamente il glutine, determinandone la perdita della capacità immunostimolante e della tossicità.

Molto interessante è altresì la possibilità di realizzare il cosiddetto mascheramento dei grani: un trattamento enzimatico delle farine andrebbe a bloccare i siti tossici della gliadina, quelli dove normalmente viene trasformata dalla tranglutaminasi tissutale. Bloccando tali siti, si interrompe a monte il processo responsabile della patologia, con il notevole vantaggio di mantenere intatto il glutine, potendone conservare in tal modo le proprietà organolettiche.

Ogni celiaco sogna e spera che queste prospettive possano diventare realtà in un futuro non troppo lontano, per superare tutte quelle difficoltà psicologiche e sociali associate alla sua dieta speciale. A causa di tali ostacoli, non di rado, si assiste ad una scarsa aderenza alla dieta stessa, con ovvi effetti dannosi!

La persona “che ordina il piatto senza glutine” ha il diritto/dovere di credere negli sforzi che la scienza sta portando avanti con fermezza, per fornire scudi forti e sicuri contro gli attentati che il glutine opera ai danni della sua salute!

 

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Goel G et al. Epitope-specific immunotherapy targeting CD4-positive T cells in coeliac disease: two randomised, double-blind, placebo-controlled phase 1 studies. Lancet Gastroenterol Hepatol 2017 2(7): 479-493.

Lamacchia C. et al. Cereal-based gluten-free food: how to reconcile nutritional and technological properties of wheat proteins with safety for celiac disease patients. Nutrients 2014 6(2): 575-590.

Mazzarella G. et al. Reintroduction of gluten following flour transamidation in adult celiac patients: a randomized, controlled clinical study. Clin Dev Immunol 2012.

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