Edifici e salute. Quali rischi corriamo?

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Gli edifici in cui viviamo o lavoriamo a volte nascondono insidie per la nostra salute che, se trascurate, possono provocare danni anche irreparabili. E’ importante conoscerle per difendersi e per prevenirne gli effetti.

Parleremo dei rischi più diffusi, delle conseguenze all’esposizione e delle azioni correttive o preventive.

I rischi principali a cui possiamo essere esposti all’interno di un edificio sono: l’amianto, le FAV, il radon ed i microrganismi.

Ognuno di questi temi merita una trattazione specifica. Cominciamo a parlare di amianto.

Amianto o asbesto è il nome comune di silicati  fibrosi naturali, minerali molto diffusi in natura.

Sono fibre con importanti caratteristiche quali la  resistenza ad alte temperature, all’usura e all’aggressione di sostanze chimiche. Hanno inoltre  proprietà fonoassorbenti e termoisolanti. Per via di queste caratteristiche hanno avuto un vasto impiego in diversi settori industriali tra cui l’edilizia.

Negli edifici le troviamo nelle coibentazioni di tubazioni, canne fumarie e condotte. Ma anche in contro soffittature, pannelli, rivestimento di centrali termiche, Sono diffuse nelle coperture di aree ed edifici ma addirittura negli stucchi isolanti per finestre. Inoltre nei tessuti ignifughi per arredo quali tende, moquettes, linoleum (colla).

Il rischio principale è rappresentato dalle fibre respirabili che hanno: lunghezza > o = a 5 µm e larghezza (diametro) < o = a 3 µm.

Le patologie legate all’esposizione all’amianto possono essere di tipo polmonare, dall’asbestosi (insufficienza polmonare cronica) al mesotelioma ma anche non di tipo polmonare ovvero forme tumorali in altri apparati.

Si presume quindi che non solo l’inalazione delle fibre costituisca un rischio ma anche la loro ingestione. Anche la coibentazione delle condotte degli acquedotti pertanto può rappresentare una sorgente di fibre.

Cosa dice la legge? Con la L. 27/03/92 n.257 l’Italia è il primo paese che mette al bando l’amianto. La legge ne vieta l’estrazione, la produzione e la commercializzazione. Ad oggi c’è un’ampia normativa ma non vi è obbligo di rimozione se lo stato di conservazione è discreto. Questo deve però essere verificato mantenendo sotto controllo alcuni indicatori, quali: frammenti pendenti, detriti caduti, alterazioni e rotture della superficie, adesione al supporto, presenza di infiltrazioni d’acqua.

In base alle verifiche dello stato di conservazione la norma da la possibilità di procedere in diversi modi.

S può optare per rimozione o incapsulamento sovra copertura.

In sintesi cosa dobbiamo fare per prevenire il rischio di esposizione all’amianto? Innanzitutto effettuare un censimento dell’amianto nell’edificio in cui si vive o verificare che il datore di lavoro l’abbia effettuato per il luogo in cui si lavora.

Con il censimento, oltre a verificare la presenza di MCA (materiali contenenti amianto), avremo una valutazione dello stato di conservazione sulla base della quale decidere l’intervento più appropriato.

Cosa fare se edifici vicini alle nostre abitazioni od al luogo di lavoro hanno manufatti con potenziale dispersione di fibre di amianto? E’ opportuno chiedere al comune di intervenire affinché il detentore del manufatto si attivi.

Un ultimo ma importante accorgimento a garanzia della nostra salute: non affidiamoci mai a soggetti improvvisati e seguiamo le procedure.

I soggetti autorizzati a manipolare MCA devono essere iscritti all’Albo Nazionale dei Gestori Ambientali, Cat.10. Il piano di lavoro per l’intervento sul manufatto da mettere in sicurezza o da rimuovere deve essere approvato dalla ASL.

Dott.ssa Annalisa Gussoni

E’ nata a Milano il 29 agosto 1961. Dopo il diploma di liceo Classico ha conseguito la laurea in Scienze Biologiche presso l’Università degli Studi di Milano, il 14 ottobre 1986, riportando la votazione di 110/110. Ha superato, al termine del tirocinio obbligatorio (gennaio 1987- gennaio 1988), l’esame per l’abilitazione alla professione di biologo nel 1988. E’ iscritta all’Ordine Nazionale dei Biologi dal 1988. Ha svolto la libera professione come consulente ambientale a partire dal 1988 collaborando sia con aziende private che con enti pubblici. Nel frattempo ha lavorato per circa dodici anni, dal 2000 al 2011 presso il Settore Politiche Ambientali del Comune di Milano, prima come dirigente e poi come direttore, dove ha partecipato ai più importanti progetti in campo ambientale. Nel periodo di libera professione è stata responsabile per dieci anni di un laboratorio di microbiologia dove si è occupata sia di microbiologia ambientale che di microbiologia degli alimenti seguendo numerosi corsi di formazione ed aggiornamento. La passione per lo studio dei rapporti tra nutrizione ed ambiente ha portato, nel 2013, all’avvio dello studio professionale come biologa nutrizionista. Da allora ha seguito numerosi corsi di approfondimento, ha organizzato eventi per la promozione della Dieta Mediterranea (DM) ed ha collaborato, nel 2014, con lo Studio di Ginecologia del Dott. Franco Vicariotto sul tema dell’alimentazione in menopausa. La sua visione dell’importanza dei rapporti tra ecologia e nutrizione ha trovato pieno conforto con l’ultima revisione della piramide alimentare della DM in cui per la prima volta un lato della piramide è dedicato all’impatto ambientale. In generale ha ottime capacità di rapportarsi sia con i collaboratori che con i pazienti, nonché una spiccata attitudine a parlare e promuovere le proprie competenze in pubblico.

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