BISFENOLO – A

BISFENOLO - A, BISFENOLO – A

Il bisfenolo A, o 2,2-bis(4-idrossifenil)propano, comunemente conosciuto come BPA, è un composto organico con due gruppi fenolici vicinali ed è largamente usato come monomero nell’industria dei policarbonati (PC), nelle resine epossidiche e come additivo in altri polimeri. Grazie alla loro resistenza e alla loro trasparenza, i policarbonati hanno trovato largo uso nei materiali che prendono contatto con gli alimenti, come posate, piatti, biberon, contenitori per distributori di acqua potabile, e anche per altre applicazioni quali giocattoli e ciucci.  Inoltre, resine epossidiche basate sul BPA possono essere usate come rivestimento protettivo in contenitori in alluminio per cibi e bevande. Il BPA è anche usato in applicazioni non alimentari come per esempio nelle vernici epossidiche, strumenti chirurgici, materiali odontoiatrici, e molti prodotti plastici di uso comune.

Negli ultimi dieci anni sono aumentate le polemiche riguardo l’uso incontrollato di BPA, diversi studi infatti hanno dimostrato come quest’ultimo alteri l’attività dell’apparato endocrino, attivando i recettori ormonali, e possa quindi avere effetti negativi sulla salute se il dosaggio è elevato. Esso infatti rientra tra i cosiddetti “endocrine disrupting chemicals” o EDCs, sostanze esogene che interferiscono con la produzione, il rilascio, il trasporto, il metabolismo, il legame, l’azione o l’eliminazione degli ormoni naturali dell’organismo responsabili del mantenimento dell’omeostasi e della regolazione dei processi di sviluppo (U.S. Environmental Protection Agency).

La fonte primaria dell’esposizione umana risultano cibi e bevande (possibili anche aria, polvere, acqua per contatto), nei quali il BPA può migrare dai contenitori; la quantità che passa nei liquidi sarebbe appunto maggiore con il crescere della temperatura e a determinati livelli di pH. A parte i lavoratori esposti professionalmente per inalazione o contatto (c’è bisfenolo anche in plastiche poliviniliche, carta termica, vernici epossidiche, parti di cellulari e automobili, materiali odontoiatrici, confezioni di alimenti), teoricamente chiunque può assumere bisfenolo A, in particolare lattanti e bambini (può esserci anche nel latte materno), che non hanno un sistema ancora ben formato.

Nonostante tutto, il mercato del BPA è stato valutato oltre 13 miliardi di dollari nel 2013 e le vendite sono in aumento del 5% all’anno. La produzione mondiale di bisfenolo A nel 2003 è stata stimata in più di 2 milioni di tonnellate.

Il BPA viene utilizzato, tra l’altro, per la fabbricazione di alcune plastiche che vengono utilizzate per imballaggi. Tra le varie classi di imballaggi ricordiamo:

  • Classe 7: polivalente. Policarbonato e resine epossidiche che provengono dal bisfenolo A;
  • Classe 3: PVC, contiene bisfenolo A che funge da antiossidante per i plastificanti;
  • Classe 1,2,4,5,6: PET, HDPE, LDPE, polipropilene e polistirene. Non sono sottoposte a polimerizzazione con Bisfenolo A.

I principali fattori che influenzano il passaggio del BPA negli alimenti sono la durata e la temperatura di riscaldamento durante la fase di inscatolamento. Oltre a questo, anche il contatto con composti leggermente acidi, eventuale presenza di cloruro di sodio o di oli vegetali, può provocare un incremento del rilascio di BPA dai materiali polimerici.

Prendendo in esame un numero limitato di campioni di carne (da 5 ad 8), la concentrazione media di BPA variava dai 21 ng/g a 130 ng/g.

Potrebbe sembrare una contraddizione – ed è, in effetti, un po’ paradossale- il fatto che proprio il packaging, destinato anche a proteggere l’alimento dalle contaminazioni di agenti esterni, possa divenire esso stesso sorgente di sostanze chimiche indesiderate.

Le resine epossidiche che contengono bisfenolo A e suoi derivati come il BADGE sono utilizzate come rivestimento interno nella maggior parte delle lattine per alimenti e bevande. Il bisfenolo A è anche un precursore per ritardanti di fiamma ( tetrabromobisfenolo A), ed era anche usato come fungicida anticrittogamico. Il BPA si trova nella carta termica (per scontrini) sotto forma di monomero libero, di conseguenza il rilascio e l’assorbimento possono essere più facili rispetto al BPA presente, ad esempio, negli imballaggi per cibi. Inoltre l’uso di carta termosensibile non è limitato agli scontrini: si può trovare anche nella carta per fax e nelle etichette autoadesive.

Nonostante si degradi relativamente velocemente, le continue esposizioni permettono al BPA di bioaccumularsi in vari organismi, soprattutto nei pesci, in alcuni molluschi e nelle rane, oltre che nel benthos, in piante riparie e, addirittura, in alcune piante destinate al consumo umano, (come nelle radici e nei germogli di fave e pomodori). Questo aspetto preoccupa perché il BPA può entrare a più livelli nella catena trofica e di conseguenza nella catena alimentare umana.

Apparentemente, diversi gruppi di batteri che abitano vari ambienti condividono la capacità di metabolizzare BPA in presenza di ossigeno.

Alcuni studi hanno dimostrato come la degradazione del BPA sia associata con il metabolismo vegetale. Enzimi ossidativi, come la perossidasi e la polifenolo ossidasi, sono stati implicati nelle reazioni di rottura dell’anello, suggerendo che la degradazione del BPA nelle piante potrebbe potenzialmente verificarsi.

Il BPA mostra moderati livelli di tossicità acuta, quali cambiamenti nella pressione sanguigna, e respiratori nei vertebrati.  Quindi, negli esseri umani, l’aumento dei livelli di BPA negli adulti è stato correlato con varie malattie. Fino ad oggi, fra le complicazioni nello stato di salute associati con un aumento dei livelli di esposizione al BPA, vi è il diabete, le malattie cardiovascolari ed enzimi epatici alterati. In particolare, nelle donne vi sono correlazioni tra l’aumento dei livelli di BPA e aborti ricorrenti con aumento del numero di parti prematuri. 

La diminuzione della qualità dello sperma, con danni al DNA dello stesso, sono stati correlati con l’aumento dei livelli di BPA negli uomini. Il BPA è uno xenoestrogeno, composto che altera la funzione del sistema endocrino. È stato dimostrato che il BPA si comporta in maniera omologa all’estrogeno naturale, estradiolo-17-β, ma a differenza di quest’ultimo, stimola i recettori degli estrogeni a concentrazione mille volte superiore rispetto a quella dell’estradiolo, fenomeno che raramente avviene nel sangue umano. il BPA, dovrebbe influenzare l’attività della lipoproteina (Lipasi), e di altri ormoni cruciali per il corretto mantenimento del peso corporeo.

Il BPA genera i ROS, specie reattive dell’ossigeno, portando ad un iperpolarizzazione dello spazio intermembrana mitocondriale, alla lipoperossidazione e ad un rilascio di citochine, con conseguente risposta infiammatoria.

Non è stata trovata alcuna legge in vigore in Italia. Al momento, per esempio, non esiste alcun decreto che regolamenti l’uso del BPA in contenitori plastici per le acque destinate al consumo umano. Il dato è molto grave, soprattutto considerando le attuali tecniche di imbottigliamento, che prevedono l’immissione a pressione di acqua molto calda nei contenitori.

D.jr Vantaggio93

Sono un Biologo, iscritto all'Ordine Nazionale dei Biologi da Gennaio 2020, con Laurea Magistrale in Biologia - percorso Bio - Sanitario e tesi di laurea sulla gestione del peso corporeo tramite l'utilizzo di integratori a base di fibra alimentare.

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