Biodiversità del microbiota e malattie autoimmuni: occidente a rischio

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Lo stile di vita dei paesi occidentali, in associazione agli schemi dietetici ad esso relativi, ovvero, ad alto contenuto di grassi saturi, zuccheri ed eccesso di sodio, promuove l’insorgenza di patologie cardiovascolari ed obesità , ma recentemente sembra che rivesta un ruolo anche nell’eziopatogenesi di malattie autoimmuni (1).

A supporto di questa ipotesi, uno studio italiano del 2010 ha comparato il microbioma fecale di un gruppo di bambini italiani dell’area di Firenze, a quello di un gruppo di bambini del villaggio rurale di Boulpon in Burkina Faso. I ricercatori hanno trovato differenze significative tra i due gruppi: nei campioni fecali dei bambini africani, esempio di un’alimentazione rurale e ricca di fibre, è stata riscontrata una maggiore biodiversità  batterica e correlata ad una maggiore quantità di SCFA (acidi grassi a corta catena). Essi sembrano preservare la salute gastrointestinale, prevenendo sia la colonizzazione da parte di batteri patogeni, sia lo stato di infiammazione locale, causa di vari disturbi come le malattie  infiammatorie autoimmuni intestinali (Morbo di Chron e Colite Ulcerosa), intolleranze ed allergie, la cui prevalenza è maggiore nei bambini occidentali, la cui alimentazione è più ricca di zuccheri semplici e cibi raffinati (2).

Molte patologie sono state associate alla disbiosi, dalla celiachia, al diabete di tipo I o alla malattia di Parkinson, determinando uno stato di infiammazione, in cui il microbiota si comporta in modo anomalo a causa di un’alterazione nella sua composizione, oppure per un cambiamento delle attività  metaboliche, una condizione sicuramente influenzata dall’ecosistema gastrointestinale, strettamente correlato alle abitudini alimentari ed allo stress psicologico (3).

L’omeostasi intestinale è mantenuta attraverso un sistema che prevede il controllo e l’equilibrio tra cellule potenzialmente infiammatorie, che includono Th1 e Th17 e cellule potenzialmente antiinfiammatorie come i linfociti T regolatori. A seconda della predominanza di una specie batterica rispetto ad un’altra, si avrà  un accumulo di molecole proinfiammatorie o antiinfiammatorie e questo sottile equilibrio può influenzare la risposta della mucosa ai fattori di stress. L’influenza della flora batterica si estende ben oltre la lamina propria dell’intestino, infatti, la stessa proliferazione delle cellule T è guidata dal microbiota: i Th17 possono oltrepassare la barriera intestinale ed esacerbare alcune patologie autoimmuni come l’artrite o l’encefalomielite, favorendo una diffusione dello stato infiammatorio. Risulta così avvalorata l’ipotesi dell’intestino come cervello metabolico, in cui un’alterata composizione del microbiota può risultare in una infiammazione silente generalizzata (4).

Ma il microbiota può assumere anche un ruolo protettivo: la diversità  microbica aumenta l’esposizione a diversi antigeni e diverse molecole che, stimolando l’immunità  innata, preservano l’individuo dall’insorgenza di allergie alimentari o rinitiche, ponendo l’attenzione sull’aumentata igiene dei paesi industrializzati che sembra aver ridotto il ruolo protettivo dovuto all’esposizione di vari microrganismi e molecole.

La dieta occidentale si caratterizza per monotematicità  e per un apporto esagerato di energia, espressa in Kcal, di zuccheri semplici e per un rapporto omega6/omega3 sbilanciato a favore degli acidi grassi polinsaturi proinfiammatori. Questa condizione potrebbe sfociare nella malnutrizione e nelle conseguenze ad essa correlate, come la diminuita biodiversità  del microbiota intestinale, soprattutto per lo scarso apporto di fibra e per lo stato di infiammazione generale, caratteristiche tipiche dell’obesità , favorendo la sindrome metabolica e le patologie cardiovascolari (9).

Modulare l’alimentazione perchè ne benefici il sistema gastrointestinale, attraverso la selezione di alimenti che favoriscono una flora intestinale in equilibrio con l’ospite, è fondamentale per prevenire l’insorgenza di tutte le patologie sopraelencate e per farlo, si potrebbe ricorrere ad un aumentato apporto di prebiotici ed alla somministrazione di probiotici.

  1. Role of Western Diet in Inflammatory Autoimmune diseases” Manzel et al. Curr Allergy Asthma Rep (2014) 14:404
  2. Impact of diet in shaping gut microbiota revealed by a comparative study in children from Europe and rural Africa” De Filippo et al. PNAS Early Edition, June 2010.
  3. Reduced diversity of faecal microbiota in Crohn’s disease revealed by a metagenomics approach” Manichanh C. et al., Gut 55(2): 205-211, 2006.
  4. Interaction between the microbiota and the immune system” 2012 Jun 8;336(6086):1268-73. doi: 10.1126/science.1223490. Epub 2012 Jun 6
  5. Human nutrition, the gut microbiome and the immune system” Kau et al., Nature, 2011 Jun Vol 474: 327-336. doi: 10.1038/nature 10213.

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