L’ABC della Prunus armeniaca (Albicocca)

albicocca, L’ABC della Prunus armeniaca (Albicocca)

Prunus armeniaca la comune albicocca è un piccolo frutto appartenente alla famiglia delle Rosaceae, affonda le sue radici nell’antica Cina dove veniva considerata un valido supporto per facilitare la fertilità. Presenta una buccia sottile e edibile che chiude una polpa dolce e gustosa.

All’interno è presente un seme o nocciolo le cui caratteristiche e proprietà positive e negative sono ancora oggetto di molti studi.

Questo delizioso frutto può essere mangiato in molti modi: crudo con e senza buccia, cotto al forno nelle crostate, disidratato, come marmellata, salsa o anche miscelato nei drink alcolici e analcolici, sono simpatici accompagnamenti alle carni e al pollame.

Al di là della versatilità in cucina, l’albicocca ha un elevato contenuto di beta carotene (precursore della Vit A), vit B, vit C, potassio, licopene (responsabile del bel colore arancione), numerosi altri micronutrienti e antiossidanti, fibre.

La combinazione di queste vitamine in particolare del connubio vit A vit C, insieme al potassio e ai polifenoli, darebbe all’albicocca la capacità di limitare i trigliceridi e proteggerebbe il cuore e il sistema circolatorio. Grazie alle sue proprietà l’albicocca è un potente antiossidante e antinfiammatorio, un alimento contro lo stress ossidativo e che agevola un giusto invecchiamento delle cellule, e sembra avere proprietà anche anti-mutagene protettive del DNA.

L’albicocca è stata utilizzata da tempi antichissimi nella medicina popolare come un rimedio per varie malattie. Ad esempio veniva usato come astringente per lenire la pelle irritata, o,  per curare le infezioni vaginali e il suo olio come ingrediente in cosmetici.

Ovviamente si tratta di medicina alternativa e non di quella ufficiale. Ma molti studi hanno dimostrato le proprietà antimicrobiche, antiinfiammatorie, cardio-protettive. di questo frutto.

Una delle caratteristiche più discusse di questo frutto come della maggior parte delle Rosaceae è la presenza del nocciolo o seme che contiene cianuro; fatto questo però che non deve spaventare nè allontanare l’albicocca dalla nostra dieta. Nello specifico nel seme dell’albicocca sono presenti glicosidi cianogenici (cioè capaci di liberare cianuro) principalmente amigdalina, (vit B17) oggetto di studi da moltissimo tempo.

Nel 1950 dr. Ernest T. Krebs, iniziò a curare di nuovo il cancro con l’ausilio della vitamina B17, che ribattezzò “Laetrile”, dopo averla fatta bollire, evaporare in alcool, e quindi decantare in piccoli cristalli bianchi; una sostanza questa simile all’amigdalina, ma contenente una molecola di glucosio in meno, che indurrebbe la morte cellulare programmata delle cellule cancerogene senza intaccare le cellule sane e potrebbe essere un’opzione preziosa per il trattamento dei tumori . 

Krebs scoprì che il composto reagisce all’enzima Beta-glucosidasi: quest’ultimo è caratteristico di molti tumori, ed è praticamente assente nelle cellule sane; in tale reazione, l’enzima scinde l’innocua vitamina B17 in due potenti veleni: ioni-Cianuro e Benzaldeide, quest’ultimo un potente analgesico (anti-dolorifico).
Queste due sostanze, prodotte in piccole quantità dalle stesse cellule tumorali, si combinano allora fra loro all’interno stesso delle cellule tumorali, producendo una sostanza estremamente tossica che uccide la cellula stessa in una sorta di pseudo-apoptosi.
Piccole quantità di questo veleno possono risultare quindi ancora attive, dopo la morte della cellula tumorale, e passare in circolo, essendo il tumore, generalmente, ben vascolarizzato in periferia.

Viceversa, le cellule sane contengono un altro enzima, la Rodanese , il quale è presente nelle cellule in quantità inversamente proporzionale alla Beta-glucosidasi; se la B 17 entra in contatto con le cellule sane, la Rodanese neutralizza gli ioni-Cianuro e ossida la Benzaldeide. I due prodotti di derivazione così ottenuti, il Tiocianato e l’acido benzoico, sono invece addirittura benefici per il nutrimento delle cellule sane; l’eventuale eccesso di tali prodotti secondari viene eliminato per via urinaria. 

La farmaco-cinetica della vitamina B17 è complessa e di essa bisogna tenerne conto. In letteratura medica e/o fitoterapica sono stati riportati episodi di avvelenamento mortale in bambini dopo ingestione di cibo particolarmente ricco di vitamina B17, come bacche di piante particolari, in genere non abitualmente consumate nelle tradizioni alimentari delle varie culture del mondo (ma estremamente interessanti quindi per la cura del cancro), oppure mandorle amare, notoriamente molto più ricche di vitamina B17 dei semini amari di albicocca.
Il decesso nei bambini è più facile a causa della più elevata concentrazione di vitamina B17 che si ha nei soggetti di piccola corporatura come il bambino rispetto all’adulto, della più piccola massa del fegato, organo elettivo per la detossificazione ematica da vitamina B17, e forse da una minor capacità funzionale degli enzimi epatici

Numerosi sono  gli studi in corso sugli effetti della vit B17 estratta dal nocciolo dell’albicocca amara, e numerosi sono stati i casi dichiarati di avvelenamento in seguito ad assunzione di semi di albicocca attualmente ancora facilmente reperibili in commercio, ma che possono essere dannosi e soprattutto interferire con i farmaci chemioterapici.

 

Le indicazioni contenute in questo sito non devono in alcun modo sostituire il rapporto con il medico. E’ pertanto opportuno consultare il proprio medico curante e/o lo specialista.

 

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http://jprsolutions.info

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