La principessa tatuata

Mummia Principessa altai, La principessa tatuata

Monti Altaj. Siberia.
Il loro nome deriva dal mongolo “altan” che significa “oro”. Letteralmente “montagne d’oro”. Colline, altopiani ed aree semidesertiche si susseguono, intervallate da fiumi e laghi limpidi, formando le due riserve naturali di Katunskij ed Altajskij. La bellezza di questo paesaggio incontaminato sfuggito all’urbanizzazione, é tale da essere nominato patrimonio Unesco.

Sebbene il clima non sia dei più favorevoli, questa steppa brulica di storia. Proprio in qui, circa 40.000 anni fa, risiedeva una specie umana ancora oggi non del tutto conosciuta, l’Uomo di Denisova. Diversi anni dopo, nel 445 d. C., vi si stanziarono gli Unni, antico popolo di guerrieri probabilmente di origine turca. Gli Unni videro la loro massima espansione con Attila, sovrano che li guidó alla conquista dell’Occidente, spazzando via intere popolazioni e legioni romane. L’impero Romano crolló sotto la presa dei barbari. L’Impero del terrore di Attila però non fu invincibile così a lungo. Alla morte di Attila infatti, la rete di alleanze da lui sapientemente costruite si sgretolò. Questo porto’ alla sconfitta del popolo Unno contro i Gepidi di Re Ardarico. Gli Unni furono così arruolati come mercenari L’Impero Romano d’Oriente .

Tuttavia, fu intorno al 1200 d. C. che i Monti Altai furono teatro degli scontri più sanguinosi.

Proprio in queste vallate infatti, Gengis Khan, condottiero e sovrano dei Mongoli, condusse le sue prime battaglie. I popoli della steppa, fino a quel momento erano abituati a vagare per le brughiere asiatiche e a farsi guerre spietate. Lo scopo di Gengis Khan era quello di riunirli sotto un unico impero. Fu un’ascesa inarrestabile con stragi, distruzione e morte ovunque passasse il suo esercito. Gengis Khan diede così inizio ad un Impero senza precedenti, allargando sempre di più il numero delle tribù sotto il suo dominio ed imponendo a tutti la sua volontà. Il suo Impero tuttavia non era solo basato su un esercito invincibile, dove donne e uomini avevano gli stessi privilegi. Gengis Khan creò un vero e proprio codice socio-culturale che portó all’unione di tutti i popoli della steppa sia politicamente che ideologicamente. Fu dunque, probabilmente il più grande condottiero di tutti i tempi.

E tanta altra storia vi è ancora sepolta. L’altopiano di Ukok è difatti raggiungibile solo d’estate, quando la neve si scioglie e ne libera i passi. Ci sono però zone di permafrost, ossia di ghiaccio perenne, dove la neve non si scioglie mai.


Proprio in una di queste zone, a Pazyryk, nel 1993, una spedizione archeologica portò alla luce un antico kurgan. Il kurgan è un tumulo di terra e pietre ove, secondo la cultura eurasiatica dell’Età del Bronzo, venivano sepolti individui di alto rango. Il kurgan sepolcrale qui ritrovato conteneva, perfettamente conservato dal terreno ghiacciato, il corpo mummificato di una giovane donna. Le analisi antropologiche ed archeologiche sulla mummia, hanno permesso di acquisire straordinarie informazioni sulla sua vita e sulla civiltà di cui faceva parte: i Pazyryk.

L’analisi di reperti rinvenuti nel sepolcro ci permettono di identificare lo status symbol del defunto.


Il sepolcro, in legno e oro, conteneva numerosi corredi funebri. Erano presenti gioielli, armi, un contenitore per erbe officinali, uno strumento musicale simile ad un arpa, uno specchio divinatorio e dei rudimentali trucchi blu-verdi in vivianite. Attorno al sepolcro vi erano inoltre seppelliti sei cavalli, adornati e sellati.

Assieme a lei, nel kurgan sepolcrale, sono stati rinvenuti anche due individui maschili. Date le numerose armi che costituivano il corredo dei due uomini erano presumibilmente cavalieri. Gli abiti indossati dalla ragazza e dai cavalieri erano estremamente lussuosi, colorati a mano e provenienti da paesi lontani. La seta presente, insolita visto il clima, proveniva infatti non dalla vicina Cina, ma bensì dalle Indie. L’indumento principale era rappresentato da una lunga tunica di lana ed un cappotto di pelliccia. Ai piedi venivano indossati dei calzari in feltro, poi riscontrati come elemento unisex anche in altri membri del popolo Pazyryk.

Gli elementi riscontrati, hanno dunque conferito alla mummia il soprannome di “Principessa dei Ghiacci” o “Principessa Altai”.


Ma ci fu un dettaglio che colpì gli antropologi. La ragazza non presentava infatti la lunga e fluente chioma tipica delle principesse nell’immaginario collettivo, ma bensì una testa completamente rasata. Tuttavia, sembra non rappresentare un rituale funebre. Questo elemento è difatti riscontrato in molte altre donne della cultura Pazyryk, sia nobili che di classe inferiore. Altre evidenze inoltre, indicano che le donne, non solo si rasassero in parte o completamente la testa, ma conservassero anche ciocche dei loro capelli tagliati, allungandole con crini di cavallo. Questo rito probabilmente è associato alla convinzione universale che i capelli lunghi racchiudano energia vitale e poteri magici.


La testa della principessa tuttavia non veniva lasciata scoperta. Aveva infatti una peculiare parrucca (Fig.1). Questa, era costituita da una base in feltro e due strati di capelli. Sulla sommità della testa, un ciuffo di capelli era strettamente avvolto in un filo di lana in modo da mantenere eretta la ciocca. Questa decorazione di fili intrecciati, denominata nakosnik, era ultimata da una spilla in bronzo rappresentante un cervo in piedi su una sfera. Intorno al nakosnik, vi era il coronamento di questo elegante copricapo: una piuma gigante in feltro e lana nera, con su decorati da 15 cigni. Una figura in legno rappresentante un capricorno fissava poi la piuma dietro il nakosnik. Questo singolare copricapo può essere interpretato come un simbolico “Albero della Vita”, che, in molte culture sciamaniche rappresenta il ponte tra cielo e terra.

Mummia Principessa altai, La principessa tatuata

Un altro aspetto singolare degli individui, era la loro pelle. Completamente tatuata. Su mani, dita e braccia vi erano incise decorazioni complesse ed elaborate, simbolo anche di una certa maestria nell’arte del tatuaggio. I disegni, prevalentemente naturalistici, venivano realizzati probabilmente grazie ad un ago che creava minuscoli fori sulla pelle. Successivamente il tutto veniva strofinato con una mistura di fuliggine e grasso.
Tra questi tatuaggi, ve ne sono molti ben conservati e definiti. In particolare, sulla spalla sinistra, spicca un cervo con corna fiammeggianti e becco da grifone. Lo stesso soggetto si ritrova anche nei tatuaggi al polso. Esso rappresenta una delle tante versioni del drago della Dea, che veneravano. L’animale è legato alla magia e al totemismo, capace di volare e strisciare sottoterra, era Protettore delle acque e Signore dell’aria e del fuoco. Poco più in basso rispetto alla spalla sinistra, vi è invece una pecora cornuta, forse un argali, tipico dei monti Altai, ai cui piedi è ritratto un leopardo delle nevi.

Arieti, cervi e feroci predatori adornano anche gli individui maschili. L’individuo più possente dei due inoltre, presenta un complesso tatuaggio sulla gamba sinistra. Immediatamente sotto il ginocchio vi è tatuato un pesce. Scendendo poi verso il polpaccio ci sono quattro arieti in corsa e, per ultimo, sul piede, è presente un mostro mitologico. Sulla schiena sono presenti altri tatuaggi rappresentanti dei piccoli cerchi.


Ma quale era dunque la storia della Principessa del Popolo Pazyryk?


Morta intorno ai 25 anni di età, circa 2500 anni fa, le indagini paleopatologiche hanno consentito di determinarne la causa. Attraverso una risonanza magnetica della mummia è stato possibile osservare osteomielite, ossia un’infezione del midollo osseo. Inoltre, presumibilmente attorno ai 20 anni, la principessa si ammalò di cancro al seno. È infatti presente un tumore al seno destro con metastasi nei linfonodi. Le sue spoglie presentano inoltre traumi alla testa ed agli arti, tipici di chi combatte a cavallo.
Forse è anche questo il motivo della sepoltura con erbe officinali. In particolare, nel contenitore di erbe officinali rinvenuto, è stata riscontrata, tra le altre, la Cannabis Sativa, probabilmente ad uso terapeutico per i problemi di salute della Principessa. Questo non esclude però che possa trattarsi anche di una sciamana e che le erbe officinali non fossero altro che parte integrante dei suoi rituali. L’analisi di pollini ed erbe officinali riscontrate nel sepolcro ha permesso di individuare la stagione di sepoltura: in primavera.


Il copricapo con l’Albero della Vita ed i tatuaggi fanno pensare ad una sorta di augurio di pronta guarigione. I tatuaggi dunque, venivano già utilizzati come mezzo di identificazione personale definendo la propria posizione nella società. Probabilmente, i tatuaggi aumentavano numericamente in proporzione all’età del soggetto ed alla sua classe sociale. Questo è abbastanza evidente anche in uno dei due individui trovati. Come precedentemente scritto, quello più robusto è infatti anche il più tatuato. Dalle analisi antropologiche è emerso che costui aveva circa 50 anni ed unendo i puntini di questa teoria, possiamo quasi certamente affermare che si tratti di un cavaliere d’alto rango.
Un altro dettaglio, non meno importante, è rappresentato dalla ripetitiva presenza del simbolo del drago della Dea. Questo, può far pensare ad una qualche congrega dedita ad Esso che li portava a combattere in Suo onore. La Principessa era dunque una raffinata guerriera che cantava e suonava l’arpa per le sue genti.


L’esame del DNA della Principessa ha permesso di ottenere nuovi dati sull’antica cultura degli Sciiti e sulla posizione culturale del popolo Pazyryk. Da tali analisi è emerso però un genotipo diverso da quello dei popoli dell’Altai: la cultura Pazyryk era molto più simile ai Samoiedi con elementi iraniano-caucasici. Non era dunque per niente collegata ai monti Altai. Non é ancora stato rinvenuto niente di simile circa la cultura Pazyryk. Pertanto possiamo concludere che conducessero una vita prettamente nomade.


Tutto ció, associato all’analisi antropologica della morfologia ossea, ha permesso di donare un volto alla principessa. Lavorando su un modello 3D del teschio della mummia, Marcel Nyffenegger, esperto di tassidermia, ha minuziosamente elaborato i muscoli facciali della donna, insieme a cute, occhi ed espressione. Il modello è stato poi ricoperto in silicone e resina e dunque rifinito nei minimi dettagli. Grazie alla ricostruzione facciale è stato possibile avvalorare la tesi della non appartenenza agli Sciiti, come dimostrano i suoi lineamenti occidentali (Fig.2).

Mummia Principessa altai, La principessa tatuata

La principessa si trova adesso nel suo mausoleo personale a Gorno-Altaisk. Scelta che in realtà ha spaccato in due la popolazione locale. Molti infatti ne preferirebbero la risepoltura, timorosi che le misteriose epidemie e le catastrofi naturali profetizzate dagli sciamani del posto, si avverino. Anche noi ci auguriamo che la Principessa degli Altai, dopo tutte le preziose informazioni che ci ha donato per fare chiarezza sul nostro passato, possa tornare a riposare in pace.

Bibliografia

http://siberiantimes.com/science/casestudy/features/iconic-2500-year-old-siberian-princess-died-from-breast-cancer-reveals-unique-mri-scan/

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